IJN Editoriale - La grande professionalità infermieristica nell’emergenza Covid-19

03 giugno 2020

Cari colleghi,
sapevamo che il 2020 sarebbe stato l’Anno Internazionale dell’Infermiere e dell’Ostetrica, ma mai avremmo potuto immaginare uno scenario del genere.
Il Covid-19 ha stravolto le nostre vite. Intere famiglie si sono ritrovate chiuse in casa, mentre la professione infermieristica, con spirito indefesso, ha portato avanti un lavoro titanico. Abbiamo visto le forze dell’ordine, i cittadini privati, le associazioni e le grandi imprese celebrare le professioni sanitarie, porgere il proprio tributo e ringraziare – dal web così come direttamente nei nostri nostri ospedali – i medici e gli infermieri per l’incredibile lavoro che stanno svolgendo.
Non abbiamo fatto il miracolo, ma ce l’abbiamo messa tutta, ed è quello che conta e si vede. Come Presidente di questa pregiatissima professione, vi porgo quindi anch’io il mio più sentito ringraziamento per l’estrema professionalità e per la grande dedizione dimostrate.
Ripensando alle ultime settimane, però, ritengo che alcuni aspetti meriteranno, nel prossimo futuro, una riflessione approfondita. Laddove presenti, gli infermieri hanno dato risposte organizzate e hanno dimostrato fortissima professionalità. Ma come è andata nei contesti che non hanno visto il coinvolgimento attivo della figura infermieristica? Qual è stata la risposta, ad esempio, sul territorio? Gli effetti sono davanti ai nostri occhi. Forse, se anche solo la figura dell’infermiere di famiglia avesse trovato uno spazio operativo, l’emergenza Covid-19 avrebbe avuto uno sviluppo differente. Quel che è certo, è che si poteva fare di più e meglio.
Intanto la grande battaglia continua, e se c’è una certezza è che la professione ne sta uscendo a testa alta. Per anni abbiamo parlato di riconoscimento del ruolo e di immagine dell’infermiere presso l’opinione pubblica. Questa pandemia ha fatto sì che la popolazione si rendesse conto dell’estrema rilevanza del nostro lavoro: dal punto di vista organizzativo, operativo e relazionale. Quando sarà finita l’emergenza sanitaria, incontreremo Regione Lombardia per chiedere un riconoscimento, anche a livello contrattuale, per il personale infermieristico.
Sul fronte relazionale, poi, c’è da dire che abbiamo dato tutto. Penso alle migliaia di persone che sono morte senza poter riabbracciare i propri cari. Gli ultimi gesti, l’ultimo saluto, a volte l’ultimo tocco della mano è stato il tocco di un infermiere. Occhi negli occhi: quel che resta dell’umanità. L’abbiamo fatto non perché siamo eroi, ma perché siamo professionisti. È il nostro lavoro e ne andiamo fieri.
Avanti tutta,

Pasqualino D’Aloia

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